Con le rivoluzioni tech di MagnoLab a Biella la Silicon Valley del tessile


BIELLA. Le montagne della Conca di Oropa sono un paesaggio molto diverso dalla Santa Clara Valley in California Settentrionale, a sud-est di San Francisco, ma nonostante questa differenza la provincia di Biella si candida a diventare la Silicon Valley del tessile mondiale. Lo fa grazie a “MagnoLab”, un avanzato centro di ricerca per innovare prodotti e processi del settore tessile. Si tratta dell’unico luogo al mondo in cui lo studio di tecnologie e di prodotti innovativi si svolge in modo così integrato lungo tutta la filiera del settore tessile-abbigliamento-moda, dalla fibra al capo finito, con l’aggiunta di un’approfondita ricerca tecnologica meccanotessile.

Tutto è iniziato più o meno un paio d’anni con 6 imprese attive nel distretto industriale biellese che hanno individuato un edificio industriale a Magnonevolo, piccola frazione del comune biellese di Cerrione, per riunirsi in questo progetto. Lo hanno battezzato “MagnoLab”, oltre che per la località in cui ha sede, anche per richiamare in lingua latina le grandi ambizioni scientifiche dell’iniziativa. Le imprese si sono associate in un consorzio, condividendo in questo spazio macchinari e dipendenti per testare nuovi prodotti e collaudare tecnologie avanzate, puntando sul riciclo delle materie prime per contribuire a fare del tessile un ciclo di produzione veramente ispirato alla circolarità e alla sostenibilità, senza però rinunciare a standard qualitativi elevatissimi nel rispetto della tradizione biellese.

Nel giro di un solo anno MagnoLab è cresciuto, triplicando i partner, che oggi sono 18, accanto ai quali opera un numero crescente di imprese associate che, per ragioni di distanza o logistica, svolgono attività connesse al centro di ricerca da remoto. Il terzo livello di partecipazione all’iniziativa è quello degli sponsor, non coinvolti direttamente nel centro, ma che partecipano attivamente ai progetti di ricerca, offrendo in comodato d’uso macchinari da testare o altri tipi di tecnologie. I partner comprendono aziende innovative non solamente locali. Operano infatti nel Biellese le filature March&Fildi, Filidea e Di.Vè, la Dbt, che produce fibre per effetti speciali nella filatura cardata, ma che è anche leader nella fabbricazione di nastri e tops per filati; la De Martini, il cui core business sono i filtri a capillarità controllata, ma anche la parte tessile degli strumenti di scrittura, come i pennarelli; il maglificio Maggia, la Tintoria e Finissaggio 2000 che opera nel settore della nobilitazione tessile, a cui si affiancano aziende come la Achille Pinto, di Casnate con Bernate in provincia di Como, con due unità produttive anche nel Biellese, che affianca l’attività di tessitura a quella del prodotto finito. E ancora il Gruppo Pattern, che dal quartier generale di Milano coordina 12 unità produttive sparse per l’Italia per la produzione di abbigliamento e accessori di lusso. Le imprese associate sono invece il Gruppo Canalair di Bergamo, che progetta, costruisce e installa impianti completi per filtrazione, umidificazione, condizionamento, ventilazione riscaldamento e raffreddamento di ambienti industriali; la norvegese Norsk Tekstilgjenvinning, specializzata nella raccolta e nel riciclaggio di tessuti; la Yhub di Arzignano, in provincia di Vicenza, che si occupa di competenze, metodo e tecnologia per supportare brand e supply chain nella tracciabilità e nella riduzione d’impatto ambientale e sociale; la Stamperia Alicese di Cavaglià, nel Biellese, che produce abbigliamento tecnico per lo sport. Infine, ci sono gli sponsor, che partecipano a specifici progetti e che sono i gruppi meccanotessili Savio di Pordenone e Corino di Monticello d’Alba, la biellese Algecar, che opera nella logistica, e la Tomsic di Savogna d’Isonzo, in provincia di Gorizia, dove realizza sistemi di controllo qualità e dispositivi da laboratorio per le filature. Si tratta di imprese con una spiccata propensione alla ricerca e allo sviluppo di nuovi prodotti, processi e tecnologie in campo tessile. MagnoLab collabora infatti anche con istituti di ricerca, università e società di formazione come l’Istituto Tecnico Superiore Tessile-Abbigliamento-Moda di Biella, i cui allievi possono approfittare di questa struttura per completare i loro studi utilizzando tecnologie di prim’ordine.

«Ciascuna delle imprese partner ha aperto un reparto all’interno del nostro centro – spiega il presidente di MagnoLab Giovanni Marchi, titolare della Marchi&Fildi. – La gestione associata rende più semplice il lavoro con una maggiore valorizzazione delle competenze sulle singole fasi e la condivisione dei risultati. Ogni azienda che partecipa al progetto è specializzata sulla sua fase e può trattare una gamma molto ampia di fibre, testando tecnologie all’avanguardia». Accanto a Marchi nella governance di MagnoLab opera un comitato di gestione, composto dal vicepresidente Federico De Martini, Luca Cinguino, Marco Bardelle, Ludovico Maggia e Marco Bortolini, affiancato da un program manager per la gestione operativa. C’è poi anche un comitato per l’innovazione per ottimizzare i progetti delle varie aziende. «La nostra ricerca – spiega Marchi – punta soprattutto alla circolarità, ma non per fare prodotti più economici, bensì per creare maggiore qualità, attraverso un’operazione di ecodesign, per aiutare i brand a recuperare prodotti invenduti, rovinati o superati, per farne di nuovi al massimo livello. L’obiettivo è riuscire a fare in modo che la sostenibilità diventi sempre più un fattore di qualità e competitività sul mercato».

Tanto per fare qualche esempio, a MagnoLab si sta lavorando a uno speciale scanner in grado, grazie all’Intelligenza artificiale, di riconoscere i vari materiali di cui è composto un capo di abbigliamento da riciclare per poterli poi estrarre nelle lavorazioni successive e riutilizzarli per produrre nuovi capi. Oppure si sperimenta abbigliamento sportivo e tecnico avveniristico con proprietà particolarmente performanti. I primi finanziamenti assegnati derivano da un bando del Ministero dell’ambiente. «Ma – sottolinea Marchi – sono risorse minoritarie rispetto ai costi per sostenere i progetti del nostro centro di ricerca. La parte più consistente dei fondi necessari sono quelli che i soci hanno messo a disposizione di MagnoLab. Il nostro obiettivo è quello di riuscire a coprire le spese grazie ai clienti che acquisiranno i risultati delle nostre sperimentazioni. Gli eventuali guadagni serviranno interamente a finanziare nuove attività di ricerca perché siamo un’organizzazione no profit».



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