Le sedici aziende dell’Alleanza “Value of Beauty”, avviata nel febbraio 2024, hanno presentato a Bruxelles uno studio curato da Oxford Economics sull’impatto socioeconomico del settore cosmetico. Tra i membri spiccano nomi prestigiosi come L’Oréal, Kiko Milano, Beiersdorf e Iff. L’obiettivo è sfruttare le opportunità offerte dalla Commissione europea per promuovere la semplificazione normativa e avviare un dialogo strategico sul futuro, sul modello di quanto avvenuto per agricoltura e automotive.
Il comparto cosmetico sta monitorando con attenzione l’evoluzione delle leggi europee vincolanti sulle biotecnologie e la strategia per la bioeconomia, che la Commissione ha promesso di presentare entro la fine dell’anno. Inoltre, si osservano gli sviluppi delle relazioni commerciali tra gli Stati Uniti e l’Unione europea, influenzate dai recenti dazi imposti da Washington.
“Cinque delle sette più grandi aziende del settore hanno la loro sede nell’Unione Europea,” ha dichiarato Nicolas Hieronimus, amministratore delegato del Gruppo L’Oréal, evidenziando l’importanza strategica del settore.
A Bruxelles, i membri dell’Alleanza hanno sollecitato politiche mirate alla produzione sostenibile di ingredienti e alla formazione di personale qualificato per valorizzare il potenziale dell’industria. Simone Dominici, CEO di Kiko Milano, ha sottolineato il beneficio psicologico e il ruolo positivo che la cura estetica svolge sulla salute mentale dei consumatori. Lo studio di Oxford Economics ha messo in luce che la spesa per i prodotti di bellezza e cura personale nell’UE ha superato i 180 miliardi di euro, creando oltre tre milioni di posti di lavoro, una cifra superiore alla forza lavoro combinata di 13 Stati membri.
Il rapporto evidenzia inoltre i costi elevati sostenuti dall’industria cosmetica, che rendono necessaria una revisione della direttiva sulle acque reflue. Con un contributo giornaliero di 496 milioni di euro e 3,2 milioni di impieghi, l’Alleanza chiede che tutti i settori responsabili dei microinquinanti nelle acque rispettino il principio “chi inquina paga”.
I sedici membri guardano anche al futuro della filiera, che include attori essenziali come agricoltori e produttori di vetro, fondamentali quanto le aziende di fragranze. L’attenzione è rivolta soprattutto alla revisione del regolamento Reach (Regulation on the registration, evaluation, authorisation and restriction of chemicals), che disciplina le sostanze chimiche nell’UE. L’Alleanza chiede che, oltre a questa misura del Green Deal, si proceda anche alla revisione del regolamento sui prodotti cosmetici.
L’obiettivo principale è ridurre gli oneri amministrativi, incentivare l’innovazione e mantenere un approccio basato sul rischio per la salute e la responsabilità ambientale. Ottimismo arriva dalla proposta della Commissione di introdurre esenzioni per alcune imprese, soprattutto piccole e medie imprese, considerate il pilastro del settore.
Durante la conferenza stampa, i leader aziendali hanno ribadito: “Vogliamo dedicare più tempo alla sostenibilità piuttosto che alla rendicontazione amministrativa.” L’iniziativa, che ha trovato spazio anche negli incontri con la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, evidenzia il ruolo della cosmetica nella cura dell’ambiente. L’Oréal ha già annunciato che, entro il 2030, il 100% della plastica utilizzata nei suoi imballaggi sarà derivata da fonti riciclate o bio-based.
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