Claudio Farina, Chief Strategy and Technology Officer di Snam, in occasione dell’evento “INNOVATION PLAN, TRAFORMING OUT FUTURE” tenutosi oggi a Milano, ha dichiarato:
“L’Innovation Plan di Snam è un documento innovativo, redatto per la prima volta, che definisce la roadmap, ovvero la direzione degli investimenti e delle tecnologie in cui crediamo e che rappresentano il pilastro innovativo e tecnologico della nostra strategia per i prossimi dieci anni. Il piano esplora due grandi famiglie di tecnologie su cui già operiamo e continueremo a operare: le tecnologie digitali e le clean technologies.”
Quale sarà la roadmap dei prossimi anni?
“Partiamo con una serie di tecnologie che stiamo già implementando nei nostri asset per renderli più sicuri, più efficienti, per ridurre le emissioni e prepararli all’accoglienza dei cosiddetti gas decarbonizzati. Parallelamente, stiamo sviluppando tecnologie digitali legate all’IoT, al cloud computing e all’intelligenza artificiale, con l’obiettivo di rendere sempre più automatizzate e guidate dai dati le decisioni relative ai processi, al setup e alla gestione degli asset. Infine, stiamo entrando in una fase di evoluzione e investimento nelle cosiddette clean technologies, che consentiranno l’integrazione in rete dei gas decarbonizzati.”
Ci può dire come funziona il modello dual track e come viene implementato concretamente?
“Il modello dual track è l’approccio con cui Snam implementa l’innovazione all’interno dell’azienda, articolandosi su due binari distinti ma complementari. Da un lato, c’è il percorso ‘proven’, basato su partnership con player tecnologici consolidati e sull’adozione di prodotti, soluzioni e servizi già maturi e testati. Queste tecnologie, subito applicabili alla rete, devono garantire resilienza, flessibilità, efficienza, efficacia e durabilità. Su questo fronte prevediamo un investimento di circa 340 milioni di euro nei cinque anni del piano. Dall’altro lato, c’è il percorso più esplorativo, rivolto all’innovazione di frontiera. Qui investiremo tra i 50 e i 60 milioni di euro, collaborando con un ecosistema meno strutturato, formato da centri di ricerca, università e start-up. Insieme a questi attori sviluppiamo e testiamo nuove soluzioni che, se ritenute adatte, vengono poi trasferite sul binario ‘proven’ e implementate su larga scala nella nostra rete e nei nostri asset.”
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