«Su il prezzo del petrolio»


Torna a crescere l’incertezza sui mercati internazionali a causa dell’escalation di tensione che sta infiammando il Medio Oriente. L’attacco di Israele verso i siti sensibili e nucleari in Iran, ai quali il Paese ha risposto con il lancio di missili su Tel Aviv e Gerusalemme, fa piombare in una nuova crisi i mercati finanziari internazionali, che erano già stati scossi dalla guerra commerciale scatenata dai dazi.

«Quest’ultimo inasprimento del conflitto fra Iran e Israele – spiega Alessia Lo Turco, economista Univpm – non favorisce le esportazioni anche perché spinge in alto il prezzo del petrolio e può generare un peggioramento della situazione nel Mar Rosso», un’area cruciale per il «transito dei prodotti verso Paesi che potenzialmente potrebbero rappresentare dei nuovi mercati, come appunto il Medio Oriente e la zona dell’Indo Pacifico».

Già nel primo trimestre del 2025 l’export delle Marche ha registrato una flessione dell’11,6%, «dati che riflettono la grande instabilità dei mercati internazionali che colpisce un po’ tutte le produzioni marchigiane».

Tra i primi effetti registrati, c’è l’aumento del prezzo del petrolio, ma il timore è quello di un ritorno di fiammata dell’inflazione. Una situazione geopolitica che preoccupa le imprese perché va a complicare ulteriormente un quadro già provato.

«Purtroppo – spiega Massimiliano Santini, direttore Cna Ancona – aver rilevato l’ennesimo fronte bellico in un quadro già di per sé molto complesso e delicato, rende il mercato internazionale ancora più fragile e incerto, soprattutto per le imprese che ricominciavano oggi a dirottare le loro traiettorie di riconversione commerciale dal Nord Nord-Est Europa alla frontiera asiatica».

Santini sottolinea che l’export verso le aree oggi interessate da un nuovo conflitto «non è particolarmente importante in termini di volumi e fatturato, tuttavia, certamente si stava lavorando per intravedere nuove opportunità, e consolidare, soprattutto per le imprese più strutturate e avvezze all’export, una presenza più marcata del made in Italy.

Indubbiamente anche questo scenario deprecabile – conclude – creerà ulteriore freni nella bilancia commerciale della nostra produzione regionale, che vanta proprio nell’export una delle sue caratteristiche distintive anche nello scenario nazionale».

Giacomo Bramucci, vicepresidente dell’Azienda Speciale della Moda di Camera di Commercio delle Marche

Un inasprimento dello scenario globale «non va ad incidere positivamente in un clima complicato come quello che stiamo vivendo» dice Giacomo Bramucci, presidente di Confcommercio Marche, componente della giunta di Federmoda Italia e vicepresidente dell’Azienda Speciale della Moda di Camera di Commercio delle Marche.

«In questo periodo di grande difficoltà a livello internazionale – prosegue – le nostre imprese stanno cominciando a strutturarsi per rivolgersi ai mercati che al momento sono più ricettivi».

Bramucci ricorda il meeting recentemente concluso a Colli del Tronto, al quale l’Azienda Speciale della Camera di Commercio ha chiamato buyer anche dalle regioni del Nord Europa «mercati finora più marginali, per compensare i mercati che risentono maggiormente del clima internazionale di tensione».

Le imprese marchigiane, sottolinea «si stanno mettendo in gioco, rivolgendosi ai mercati più ampi. Molte imprese ci chiedono supporto per comprendere quali mercati sono più ricettivi».

In questa cornice creare legami è cruciale: «Il meeting che abbiamo organizzato l’anno scorso nelle Marche con le Camere di Commercio del Mondo, ha permesso di creare dei legami che anche in questo momento stanno portando dei frutti. C’è un’apertura al continente africano, al Nord Europa, per cercare delle vie di uscita ad uno scenario che si complica. Nel tempo alcuni mercati al momento chiusi potrebbero riaprirsi – conclude -, ma molte delle nostre aziende non hanno più tempo, per questo devono necessariamente strutturarsi adesso, per affacciarsi ai mercati più ricettivi.

Camera di Commercio e Regione stanno supportando le imprese con voucher spendibili in qualsiasi mercato internazionale, anche quelli più inesplorati. È un momento di grande attenzione e di grandi interrogativi, il legame tra imprese e istituzioni si rinsalda e proprio su questo stiamo lavorando».





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