Fondi europei più utilizzati al Nord, Abruzzo nel mezzo


L’Abruzzo, tra le regioni classificate “in transizione” insieme a Marche ed Umbria, registra un avanzamento degli impegni legati all’utilizzo dei fondi strutturali europei pari al 16,2% per i programmi nazionali e del 26,4% per quelli regionali, con pagamenti di appena lo 0,1% nel primo caso e del 5,6% nel secondo.

È quanto emerge dal rapporto del Servizio Studi della Camera sulla politica di coesione in Italia.

Sono le Regioni più sviluppate (sostanzialmente del Nord) quelle che riescono ad utilizzare meglio i fondi strutturali europei, mentre quelle meno sviluppate, dove le risorse dovrebbero essere più necessarie, sfruttano le disponibilità con meno efficacia.

Guardando alla programmazione 2021-2027, i due Fondi strutturali (Fesr e Fse+) che più degli altri attuano la politica di sviluppo regionale, ammontano a circa 72,7 miliardi di euro, programmati per categorie di Regioni (più sviluppate, in transizione e meno sviluppate), mediante programmi nazionali e programmi regionali.

Complessivamente lo stato di avanzamento degli impegni è pari a livello nazionale al 18,2% e quello dei pagamenti al 5,1%. Ma le Regioni più sviluppate viaggiano a ritmi decisamente accelerati rispetto a quelle meno. Emilia Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Piemonte, Provincia Autonoma di Bolzano, Provincia Autonoma di Trento, Toscana, Veneto, Valle d’Aosta hanno impegnato il 18,6% dei programmi nazionali e il 32,9% di quelli regionali, spendendone rispettivamente lo 0,6% e l’11,1%, con una forte spinta dunque a livello locale.

Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia hanno invece impegnato il 16,2% delle risorse nei programmi nazionali e molto meno, l’8,3%, di quelle regionali. Le percentuali di pagamento sono in questo caso rispettivamente del 3,7% e 2,8%.



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