Cernobbio, il primo Made in Italy Innovation Forum a Villa Erba: il Mezzogiorno che innova


Una tre giorni che riunisce ricercatori, imprese, istituzioni per interrogarsi, finalmente con spirito pratico, su come trasformare la manifattura italiana in un motore duraturo di crescita. È il primo Made in Italy Innovation Forum, dal 23 al 25 giugno a Villa Erba, a Cernobbio. Un evento che riunisce la più grande comunità di ricerca e innovazione del manifatturiero italiano, tra cui imprenditori, manager, esperti, ricercatori e istituzioni, per confrontarsi sulle ultime novità nella sostenibilità e nella digitalizzazione per le aziende del Made in Italy.

Leader dei principali settori industriali, abbigliamento, arredamento e automazione, eccellenze della ricerca e rappresentanti delle istituzioni discuteranno dei risultati e delle opportunità per le aziende, offrendo una visione globale per affrontare le nuove sfide. Più di 100 relatori, 30 sessioni parallele, un migliaio di partecipanti: ma, al di là dei numeri, è lo spirito dell’incontro a colpire.

Centrali nucleari, a gas e a carbone va riconosciuto il diritto all’energia

Un clima inedito di collaborazione tra mondi che raramente dialogano. Al centro della scena, c’è soprattutto il Sud, che non viene evocato per le sue difficoltà ma per la sua capacità di partecipare al cambiamento, mettendo in campo progetti concreti, persone, idee.

La guida

A guidare questa traiettoria è Antonio Lanzotti, docente dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, che è anche delegato per il Mezzogiorno del Partenariato Esteso MICS – Made in Italy Circolare e Sostenibile. MICS è un grande laboratorio nazionale, finanziato con i fondi europei del programma NextGenerationEU e coordinato dal Ministero dell’Università e della Ricerca, nato per ripensare il futuro della produzione industriale italiana. Coinvolge 25 partner tra atenei, centri di ricerca e imprese, e ha già attivato oltre 140 progetti su tutto il territorio nazionale. Quasi la metà del finanziamento pubblico – il 40% – è stato destinato al Sud. Un segnale non simbolico, ma operativo. Per troppo tempo si è discusso del Mezzogiorno come se fosse un problema. Ora è il momento di riconoscerlo come una risorsa. La ricerca c’è, le competenze pure. Manca solo l’abitudine a farle dialogare con il mondo della produzione. È qui che stiamo intervenendo.

Le idee

Il Forum esplorerà le nuove tendenze nel design e nei materiali, l’importanza del Made in Italy e la valorizzazione dell’artigianato di fronte alla concorrenza globale e un modello integrato per la twin transition del settore tessile. Inoltre, il ruolo centrale dell’agricoltura sostenibile di fronte al cambiamento climatico, l’Industria 4.0 e 5.0, con un focus sull’intelligenza artificiale, la robotica e le tecnologie verdi, insieme alle loro implicazioni etiche e sociali.

Tra le proposte dell’Università Federico II (sei progetti in totale) troviamo “Roots” che ha preso forma nel laboratorio di Ingegneria Industriale. Un progetto che lavora su robot morbidi, leggeri, riciclabili, alimentati con consumi minimi. Robot che si piegano, si adattano, simulano i movimenti muscolari. Pensati per la logistica, l’assistenza, la manutenzione in ambienti difficili. Al centro non c’è solo la tecnologia, ma l’impatto ambientale: ogni materiale scelto deve poter essere riutilizzato, ogni algoritmo progettato per ottimizzare i consumi. Sempre nell’ateneo federiciano, “Interazione uomo-macchina avanzata per la produzione continua e i sistemi robotici trasformativi” con l’obiettivo di ottimizzare i processi fondamentali nella produzione continua trasformativa e nei sistemi robotici.

A tal fine, introduce approcci avanzati all’interazione e alla collaborazione uomomacchina proattiva. C’è poi “Space” su nuovi materiali per imballaggi sostenibili: fibre vegetali, scarti del legno, additivi naturali. Non prototipi da laboratorio, ma soluzioni già pensate per essere adottate in filiera. Con “Core”, invece, si punta a rendere riciclabili e riutilizzabili i rifiuti poliolefinici post-consumo, per farne componenti d’arredo e confezioni avanzate. Progetti come “Aurora” cercano invece un equilibrio tra tecnologia e sicurezza: materiali intelligenti, sensori tessili, prodotti “aumentati” per lo sport e il lavoro, disegnati per durare più a lungo, per essere riparati, per rispondere a esigenze specifiche di protezione. Anche qui, l’attenzione alla sostenibilità non è retorica, ma parte del design. E ancora “Forward”, per facilitare l’accesso all’innovazione delle PMI del settore dell’arredamento.

Altro sud

Napoli non è sola. All’Università degli Studi di Palermo (tre progetti in totale), con “Carmen”, si studiano sistemi per recuperare materie prime ed energia dalle salamoie marine esauste, mentre il progetto “Ce Metal” lavora sul riciclo diretto dei trucioli di alluminio, per ridurre il fabbisogno energetico e chiudere i cicli industriali. Anche il design si reinventa: con “Repair Pss” si progettano lampade e mobili facilmente riparabili, scomponibili, adattabili a più usi. Al Politecnico di Bari (sei progetti in totale), si sperimenta con i residui delle cave per creare materiali da costruzione. Il progetto “Stone” trasforma fanghi e scarti lapidei in pannelli, piastrelle, oggetti di design. In parallelo, altre iniziative studiano come riutilizzare gli scarti tessili nell’arredamento o come estendere la vita dei macchinari industriali con tecniche di stampa 3D.

L’osservatorio

Un punto centrale, che attraversa quasi tutti i progetti, è l’uso dell’intelligenza artificiale. C’è chi la impiega per migliorare i processi di produzione, chi per prevedere guasti o ottimizzare i consumi, chi per personalizzare i prodotti. Non è un discorso teorico. MICS ha già in cantiere la proposta di creare un Osservatorio sul lavoro manifatturiero nel Sud, per monitorare l’evoluzione delle professioni, i rischi, le opportunità. Un modo per trasformare l’innovazione in qualcosa che riguarda tutti, non solo chi sta in cima alla catena.

Autonomia alimentare con le “model farm”: il Mediterraneo al centro

Il Made in Italy, spesso evocato come un marchio da proteggere, ha bisogno oggi di essere ripensato. Non basta più la qualità del prodotto: serve qualità del processo, responsabilità ambientale, accesso equo alla conoscenza. E serve un’industria che non sia solo competitiva, ma anche solida, inclusiva, diffusa. A Villa Erba, mentre si alternano gli interventi e le tavole rotonde, si delinea proprio questo: un’industria che non ha paura di cambiare, ma vuole farlo con metodo, visione, coraggio. E con il Sud finalmente non più in fondo alla lista, ma al centro del disegno.





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link