Napoli, giornalisti in piazza contro i tagli ai programmi di approfondimento Rai



Tante conferme, una novità internazionale e le proteste. Le proteste dei giornalisti di alcune trasmissioni di informazione della Rai toccate da tagli di puntate. Ieri pomeriggio la Rai ha presentato i suoi palinsesti per la stagione 2025-2026. E lo ha fatto nella sede di Napoli, che tanto spazio occupa nel servizio pubblico tra trasmissioni e provenienza dei suoi conduttori. Proprio davanti ai cancelli del Centro di produzione in via Marconi si è tenuta la protesta di diversi giornalisti che ha incassato il sostegno del Pd, dell’ex pm Luigi de Magistris, di Slc-Cgil e Articolo 21 Campania.

Pure il Cda ha firmato un comunicato di sostegno, mentre il sindacato Unirai, liberi giornalisti, ha riservato ai giornalisti in protesta un comunicato di sprezzo. «Un gruppetto di giornalisti che protesta contro le assunzioni. Con loro, conduttori da 240mila euro che recitano l’unico copione che conoscono: quello di chi fa la vittima per professione. Politici, espressione di quei partiti che più di tutti hanno lottizzato la Rai in passato, gridano all’emergenza democratica. È sempre Carnevale».

Ma a sentire chi era fuori dai cancelli, di pagliacciata non c’è proprio nulla. A cominciare da Amalia De Simone, giornalista nota per le sue inchieste e Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica per l’impegno contro le mafie. «È una questione di democrazia, è una questione di libertà, è una questione di diritti – ha spiegato -. Noi siamo tutti quelli che lavorano nei programmi, quelli che fanno informazione, quelli che fanno anche grande e bella questa azienda. Abbiamo diritto al giusto contratto, abbiamo diritto a che non ci tolgano le puntate, abbiamo diritto a fare il nostro lavoro con la giusta serenità. E abbiamo diritto di farlo in libertà».

Con De Simone anche Sigfrido Ranucci, volto di Report, rimasto fuori dal Centro di produzione con la sua squadra: «Oggi io resto fuori con la mia squadra, a cui devo chiedere scusa perché non sono stato in grado di difenderla. Ci hanno tagliato quattro puntate, questo significa che ai miei collaboratori che non hanno i minimi garantiti al 94%, come alcuni conduttori catapultati dalla politica, dev’essere tagliato il 14% della retribuzione. Stiamo parlando di 5-6 mila euro su compensi di 40-45 mila euro, un impatto importantissimo». Per Ranucci, che nonostante tutto ribadisce fedeltà al servizio pubblico, la misura è colma: «Ho sempre detto che per me la Rai è la mia casa, ma devo dire che in questi ultimi tempi mi sento sempre meno a casa. Mi sono arrivate offerte da varie parti ma non le ho mai accettate, perché io penso che Report si possa fare esclusivamente in Rai, in un luogo dove io, nonostante tutto, mi sono sempre sentito libero di poter lavorare».

Le proteste toccano anche altri volti noti. Massimo Giletti non nasconde l’amarezza per le sette puntate tagliate al suo programma: «Mi fa amarezza, perché penso sempre che l’informazione sia importante, dev’essere pluralista, però non è un alibi. Dobbiamo sempre lavorare. Se il sistema taglia, tu devi essere più forte e resistere, magari meritare sul campo altro e richiederlo». Giletti però avverte: «È un dispiacere, forse si potrebbe tagliare qualcosa che non va bene, i programmi che funzionano dovrebbero essere protetti. Quello che mi preoccupa è il gruppo di lavoro, i ragazzi: se perdi numero di puntate loro fanno più fatica e rischi di perdere le persone più importanti in questi gruppi. Questa è la riflessione che bisognerebbe fare».

Nel mirino della protesta ci sono i tagli generalizzati: sei puntate in meno per Salvo Sottile con FarWest, due in meno per Riccardo Iacona e PresaDiretta. «Anche il mio programma è stato tagliato, faremo delle puntate in meno anche noi», ha detto Sottile, che però ha avvertito di non cadere nell’errore «che si fa in questi casi» di «personalizzare la questione». Questo, ha aggiunto Sottile, «è un problema che riguarda tutti i programmi dell’approfondimento. Il dispiacere è per tutti quelli che lavorano con noi, per i colleghi giornalisti. Però, se è un sacrificio che la Rai ci chiede, nella finanziaria devono risparmiare 25 milioni, possiamo fare poco». Sulla stessa linea Iacona: «Il peso dei tagli è rappresentato dagli spazi in meno in prima serata. Anche se tolgono due serate, pesano dal punto di vista giornalistico».

Per Marco Damilano, volto de Il Cavallo e la Torre, al momento non ci sono tagli, ma la preoccupazione resta: «È una vicenda che mi riguarda come giornalista e come cittadino. Sono preoccupato ogni volta che c’è un arretramento sui programmi di approfondimento e di inchiesta».

Anche Duilio Giammaria di Petrolio si schiera: «Sono venuto a supportare i colleghi, ma è un’iniziativa che tiene insieme tutto. Questa è un’azienda che deve ricordarsi dei giovani e di chi ha contribuito a creare questa identità, che va mantenuta».

Sul fronte sindacale il presidente Usigrai Carlo Verna avverte: «Si deve stabilizzare chi ha lavorato con contratti non idonei. Si ricomincia con i concorsi, ma devono essere aperti a tutti, non si può svuotare tutto per ripartire con le partite Iva. È folle, è inimmaginabile. E dall’8 agosto con l’European Media Freedom Act questo governo aziendale dovrà andare a casa». Il segretario Usigrai rincara la dose: «Meno inchieste, meno informazione, meno servizio pubblico. Siamo preoccupati e contrari».

A dare una lettura politica ci pensa Stefano Graziano (Pd), che denuncia: «Quello che sta accadendo alla Rai è uno scempio. Si tagliano i programmi che funzionano, si svuotano le redazioni. È una strategia per ridurre l’informazione e aumentare l’intrattenimento di facciata».

Alla manifestazione partecipa anchel’ex sindaco di Napoli Luigi de Magistris, che parla di battaglia di democrazia: «Non è una battaglia di sinistra o di destra, è una battaglia per il servizio pubblico, per i giornalisti precari sotto attacco, per i giornalisti autonomi e indipendenti».

Mentre l’amministratore delegato Rai Giampaolo Rossi respinge le accuse: «Chi afferma che la Rai sta disinvestendo sull’informazione dice una cosa falsa».

sabato, 28 Giugno 2025 – 22:26
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