Il 28 novembre 2024 il senatore di Forza Italia, Claudio Lotito, presentava un emendamento al decreto Calabria. La modifica al testo prevedeva l’immunità per gli amministratori o commissari delle Asp calabresi qualora avessero pagato vecchie fatture, risalenti ai bilanci degli anni passati, una o più volte. L’unico limite era rappresentato dal dolo intenzionale. La proposta Lotito era uno scudo penale per i dirigenti sanitari, nulla più. Un altro emendamento a sua firma chiedeva, invece, la proroga del famigerato decreto Calabria 2, con annessa consegna reiterata dei pieni poteri in campo sanitario nelle mani del commissario ad acta Roberto Occhiuto, presidente della Calabria e fratello di Mario, già sindaco di Cosenza, senatore azzurro e suo vicino di scranno in Parlamento.
SOLO UN GIOCO DI VETI incrociati tra Lega e Forza Italia ha impedito, alla fine, che gli emendamenti passassero. La bocciatura da parte del partito berlusconiano della riduzione del canone Rai ha portato, infatti, la Lega per ripicca a votare contro l’emendamento Lotito. Malgrado ciò, la questione politica resta tutta. Perché le aziende sanitarie calabresi non sono aziende come le altre. Prendiamo, ad esempio, quella di Cosenza. Una delle più grandi d’Italia, commissariata per ingerenze di ‘ndrangheta, era tornata lo scorso anno alla ribalta della cronaca giudiziaria per un’inchiesta della Procura di Milano.
DALLE CARTE è emerso che le Asp di Cosenza e Reggio Calabria avrebbero versato, tra natale e la fine del 2023, quasi 77 milioni alla Bff Banking Group (ex Farmafactoring). La cifra impressionante si evince da due transazioni milionarie firmate in extremis dai commissari delle Asp, nonostante la presenza di anomalie gravissime nelle fatture e nei procedimenti di accertamento del debito. L’Asp di Cosenza avrebbe chiuso una transazione da 39 milioni a favore della Bff basata su documenti contabili pieni di lacune. Alcune fatture mancherebbero dell’indicazione della società emittente o dei dati di decorrenza degli interessi, mentre altre sarebbero già state escluse da fasi precedenti. Stesso copione a Reggio Calabria dove un accordo quadro di 37,8 milioni sarebbe stato sottoscritto dalla direzione generale sempre con Bff. Se l’emendamento Lotito fosse passato avrebbe costituito un salvacondotto per dirigenti e commissari.
LA PRASSI scoperchiata dalla procura meneghina è parte di un sistema ben oliato, sviscerato con dovizia di cifre, tabelle e aneddoti, dal medico scrittore di Palmi Santo Gioffrè nel suo ultimo saggio Tutto pagato (Castelvecchi, 2025, 135 pagg). «Una cosca di potenti colletti bianchi in 20 anni ha saccheggiato la sanità e ha fatto della Calabria la prima regione in Europa priva di un sistema sanitario che metta al servizio dei cittadini cure e prevenzione – spiega al manifesto -. Sono riusciti a farsi pagare la stessa fattura anche quattro volte. Non era l’Asp a possedere la certezza del debito da pagare ma era l’azienda stessa a chiedere ai creditori di dichiarare loro quali somme, secondo i creditori, l’ente dovesse saldare». E ancora: «Non esisteva alcun controllo interno sulla veridicità del credito, ci si affidava alla parola del creditore, in un sistema totalmente rovesciato» conclude Gioffrè.
MENTRE VIENE NEGATO il diritto alla salute dei calabresi, «prosegue l’assalto alla diligenza, si depredano risorse pubbliche per foraggiare banche e “prenditori privati”, si chiudono accordi con Aiop, Confindustria e Unimpresa per assicurare un numero di posti letto ai privati più alto che nel resto d’Italia» commenta Delio Di Blasi, dirigente Cgil Calabria. Ma come si spiega lo strano attivismo di Lotito rispetto alla sanità calabrese? Il presidente e proprietario della Ss Lazio 1900 non è stato, infatti, eletto in Calabria bensì in Molise. Pur tuttavia i suoi interessi sono molteplici e variegati. Specie nel comparto ospedaliero.
COSÌ NEL MARE MAGNUM della sanità calabra, sempre in bilico, spunta un vecchio appalto da mettere a gara, non più bandito da tanti anni e che non fa vivere giorni tranquilli a centinaia di lavoratori. Trattasi dell’affidamento dei servizi di pulizia di tutti i presidi dell’Asp di Cosenza: un affare da 9 milioni per 5 anni, con regime di prorogatio sine die. La voce che ci fosse di mezzo qualche big dell’imprenditoria nazionale girava già da tempo nei palazzi cosentini. In prima fila per il colpaccio da 45 milioni c’era infatti una Rti (Raggruppamento temporaneo di impresa) formata da Tim Service e da Snam Lazio Sud srl che si è scoperto essere una delle partite Iva più significative della galassia Lotito e tra le dirette finanziatrici della Ss Lazio 1900, la gallina dalle uova d’oro del senatore di Forza Italia, peraltro oggi in crisi di liquidità come certificato da Covisoc, l’organo di controllo delle società calcistiche.
TALE BANDO ha presentato sin da subito non poche opacità, sintetizzate in un’interrogazione depositata dai consiglieri dem in regione. Di solito, per prassi, Asp e ospedali si affidano alla procedura Consip per assegnare appalti. Parliamo della piattaforma nazionale a disposizione degli enti per attingere fornitori conosciuta con il nome di MePA di Consip (Mercato elettronico della Pubblica Amministrazione). È uno strumento digitale attraverso cui la Pubblica amministrazione può acquistare beni e servizi offerti da fornitori abilitati, per importi inferiori alla soglia di rilevanza comunitaria. La piattaforma offre vantaggi sia alle Pa che alle imprese, digitalizza i processi di procurement pubblico, riduce i tempi di gara e i costi commerciali. E sopratutto dovrebbe garantire trasparenza e controllo.
A MOLTI, compresi i consiglieri di opposizione, è parso ambiguo che l’Asp cosentina proprio per questo ingente appalto non l’abbia utilizzata. L’Asp non ha, infatti, avvertito la necessità di rivolgersi alla Consip ma ha scelto di indire una gara diretta salvo poi pubblicare in extremis una seconda versione del bando, facendo passare la gara di Lotito come una «gara ponte». Sta di fatto che in questa commistione tra politica e imprenditoria, dove il conflitto di interessi tra controllori e controllati, committenti e appaltatori, è evidente, nella classifica delle offerte tecniche primeggi con 75 punti proprio la Rti di Lotito, seguita da Pfe Spa, Ciclat consorzio, Vivenda Spa, Pellegrini Spa, Evolve consorzio stabile. In attesa della gara economica e dell’apertura delle buste, inizialmente prevista una settimana fa. E poi «improvvisamente» rinviata ai primi di luglio.
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