attacco anche a fotovoltaico su aree industriali


In Sardegna le rinnovabili non vanno bene neanche nelle zone industriali. Quelle paesaggisticamente compromesse e in alcuni casi profondamente inquinate. La Regione, non si capisce con quale la motivazione scientifica, ha vietato in queste aree le pale eoliche.

Si legge nel Piano Regionale di Individuazione delle Zone di Accelerazione Terrestri per gli impianti di produzione e di stoccaggio di energia da fonti rinnovabili. Atto approvato e dovuto per adeguarsi alla legge nazionale. Zero eolico, ma si protesta pure per il fotovoltaico e i necessari sistemi di accumulo che viene da un coro di sindaci  trainati pure dall’Anci.

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Perché tanto odio in una Regione dove non mancano i morti di tumore per l’aria inquinata? Per di più una sentenza del Tar della Sardegna è molto chiara: per l’installazione di fotovoltaico in area industriale, sui tetti dei capannoni o all’interno della proprietà, non occorre l’autorizzazione unica, in quanto si tratta di “attività edilizia libera” (leggi).

Il piano regolamenta l’installazione degli impianti nelle aree compromesse

La Giunta Regionale nei giorni scorsi ha adottato la proposta del Piano Regionale che promette di  velocizzare, visti i ritardi rispetto agli obiettivi 2030 e ai miliardi di danni e centinaia di migliaia di morti da cambiamento climatico, l’avvio degli impianti di rinnovabili nelle aree industriali. Una scelta necessaria visto i tempi biblici necessari per avere tutte le autorizzazioni. Una lentezza che provoca i noti e gravissimi ritardi nel processo di transizione energetica (leggi).

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Attenzione, il termine accelerazione non significa che oggi si presenta il progetto e domani sarà approvato. Tutt’altro. La legge prevede la Valutazione Ambientale Strategica (VAS) che si traduce in una serie di passaggi che prevedono l’intervento di numerosi attori locali. Come scrive la giunta: «Una lunga fase di consultazione pubblica, con la presentazione di osservazioni da parte dei cittadini e dei portatori di interesse qualificati, incontri pubblici e tavoli di confronto per una partecipazione diffusa della popolazione interessata, fino alla pubblicazione del report di sintesi e del recepimento delle osservazioni». Accelerazione fino a un certo punto.

La lamentela di alcuni sindaci

Tuttavia anche questo viene contestato. In un articolo sull’Unione Sarda si raccolgono le voci contrarie di alcuni sindaci. Come quello di Assemini Mario Puddu che abbiamo incontrato l’anno scorso durante  l’inaugurazione del centro logistico della Lidl – 140 assunzioni e 70 milioni di investimento –  che grazie alle rinnovabili produce il 50% del suo fabbisogno energetico e riduce così la sua impronta di carbonio inquinante. Tutt’altro rispetto ai decenni di sviluppo industriale nell’area industriale di Macchiareddu, sempre ad Assemini, che hanno prodotto veleni, contaminazioni di ogni tipo, processi, arresti, bonifiche milionarie di alcune delle aziende responsabili.

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La Regione Sardegna vuole limitare gli impianti dedicati alle rinnovabili

Ma di cosa si lamentano questi sindaci? Di non essere stati coinvolti. Insomma sembra più una presa di posizione politica generica che una puntuale contestazione della legge visto che per l’approvazione del piano, con tutte le consultazioni pubbliche previste, c’è tempo fino a febbraio 2026. Senza dimenticare che in gran parte dei paesi della Sardegna le zone industriali o artigianali sono abbastanza ridotte.

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Ci sono aree come Ottana, che doveva essere la capitale della chimica di Stato, abbandonate dalle multinazionali da decenni. Zone da bonificare che abbiamo visitato negli anni scorsi con aziende finanziate e subito abbandonate.

Velocizzare i tempi anche per i parcheggi, il diritto delle aziende al fotovoltaico ma anche all’eolico

Le zone individuate sono le aree industriali – a partire dalla perimetrazione proposta dal Gestore Servizi Energetici – i siti industriali attrezzati quali zone D, PIP (Piani degli insediamenti produttivi), ZIR (Zone industriali di interesse regionale) non ricompresi nelle perimetrazioni GSE, superfici artificiali e edificate.

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Ma soprattutto parcheggi e relative coperture che potrebbero assicurare anche la realizzazione di colonnine per l’alimentazione delle auto elettriche. Questo è un dato importante che oltre a processi di approvazione ultra rapidi avrebbe bisogno di un sostegno economico pubblico per rendere produttive le aree di sosta.

Il diritto delle aziende (e non del sindaco) al fotovoltaico

Ma il sindaco o il presidente della Regione può sindacare la scelta dell’ azienda?  No secondo il Tar della Sardegna. Chiarissimo nella sentenza 790/2024 a cui aveva fatto ricorso un’impresa dopo il provvedimento negativo di autorizzazione unica della Regione. Secondo i magistrati  per l’installazione di fotovoltaico in area industriale, sui tetti dei capannoni o all’interno della proprietà, non occorre l’autorizzazione unica.  Si tratta di “attività edilizia libera”. Per il Tribunale amministrativo della Sardegna non ci sono dubbi. Per installare un impianto fotovoltaico all’interno di un’area industriale non è più necessaria “l’autorizzazione unica”, perché dal 2023 “la realizzazione di questi impianti è attività edilizia libera, equiparata alla manutenzione ordinaria“.

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