“Sono il 44,7% della manifattura. Ma l’export soffre e cala del 5,9%”


La fotografia scattata dall’Osservatorio MPI di Confartigianato Emilia-Romagna (il centro studi che monitora e analizza le performance delle micro e piccole imprese) mostra con chiarezza quanto il settore della meccanica continui a rappresentare un pilastro per l’economia ferrarese. Nel secondo trimestre 2025, in provincia si contano 1.018 imprese meccaniche: il 44,7% di tutto il manifatturiero locale, una quota persino superiore alla media regionale del 43,1%. Colpisce, in particolare, il peso dell’artigianato: 571 imprese, pari al 56,1% del comparto, contro il 52,6% registrato nel resto dell’Emilia-Romagna.

“Questo dato – osserva Paolo Cirelli, segretario provinciale di Confartigianato Ferrara – racconta di un tessuto produttivo che non ha mai smesso di innovare anche con gli strumenti dell’intellignza artificiale pur restando profondamente radicato alla capacità insostituibile dell’intelligenza artigiana. Sono le piccole e medie officine, le aziende familiari, a garantire resilienza e valore aggiunto a un territorio che ha fatto della manifattura la propria cifra identitaria”. Se Ferrara appare solida sul piano del numero di imprese, non mancano le ombre. La dinamica dell’export della meccanica nel primo semestre 2025 segna un -5,9%, peggiore della media regionale (-1,8%) . Un arretramento che pesa soprattutto se confrontato con territori come Bologna (-1,6%) o Modena (-2,2%), più capaci di contenere la frenata. Cento, tuttavia, rappresenta l’eccezione virtuosa. Con 152 imprese meccaniche, pari al 5,4% del totale comunale, e oltre 2.300 addetti (il 23,1% del totale, quasi il doppio della media provinciale e ben sopra al 13,6% regionale), si conferma cuore pulsante della filiera. Non a caso viene definita “seconda capitale” della meccanica dopo Modena, collocata com’è in quel triangolo produttivo che lega il modenese, il bolognese e il ferrarese. Ma il quadro non si esaurisce qui. Ferrara è anche tra le province più esposte al ricorso alla cassa integrazione: 2,8 milioni di ore autorizzate nei primi sei mesi del 2025, il 14,4% del totale regionale, con una dinamica in crescita del +48%, superiore persino al +34,8% nazionale . Segnale che molte imprese vivono una fase di assestamento difficile. “Non possiamo ignorare questi numeri”, insiste Cirelli. “Dietro ogni ora di cassa integrazione ci sono lavoratori, famiglie e imprenditori che fanno i conti con la contrazione della domanda e con i costi dell’energia”. Secondo il segretario provinciale di Confartigianato, “la sfida, adesso, è accompagnare questa transizione senza lasciare indietro nessuno”.

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Il confronto con le altre province emiliano-romagnole è eloquente: mentre Reggio Emilia e Rimini mostrano segnali di tenuta, con un export meccanico in ripresa rispettivamente del +9,3% e +1,8% , Ferrara fatica ad agganciare il rimbalzo. La provincia estense, infatti, sconta una struttura produttiva più fragile sul piano dimensionale, ma anche una forte dipendenza da segmenti tradizionali meno dinamici.

Nonostante questo, la vocazione artigiana rimane la vera forza. “Il nostro sistema – conclude Paolo Cirelli – ha dimostrato più volte di saper ripartire proprio grazie alla capacità degli artigiani di reinventarsi. Se sostenuto con politiche mirate, il comparto della meccanica può tornare a essere non solo un motore economico per Ferrara, ma anche un laboratorio di innovazione per tutta l’Emilia-Romagna”. “Gli artigiani e piccoli imprenditori della metalmeccanica sono persone straordinarie perché ogni giorno con caparbietà e competenza affrontano il disordine mondiale geopolitico ed economico, garantendo alle comunità ove rimangono ancorati, la produzione della ricchezza e coesione sociale”. “Rimaniamo convinti che attraverso un grande patto dei produttori della ricchezza fra tutte le rispettive componenti, possa sfruttare al meglio l’occasione presentata dalla Zona logistica semplificata”.

La sfida è dunque duplice: da un lato, contenere le fragilità con strumenti di sostegno e di formazione; dall’altro, valorizzare quel capitale umano e imprenditoriale che, tra officine e piccole fabbriche, continua a rappresentare l’anima produttiva del territorio.

re. fe.

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