L’ottenimento del rating di legalità, unito all’adozione del modello 231, migliora «la trasparenza e l’eticità dei comportamenti aziendali», ed è evidente che «possa risultare decisivo anche ai fini degli adempimenti normativi introdotti dal codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, in un’ottica di compliance integrata». Ciò è quanto affermato dal documento appena pubblicato dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, in collaborazione con la Fondazione nazionale dei commercialisti, dal titolo «Il rating di legalità per la selezione delle imprese nel mercato».
Il rating di legalità consente l’accesso ad un meccanismo di premialità molto interessante per l’impresa, difatti l’azienda che lo consegue nei rapporti con le banche, nell’accesso ai finanziamenti pubblici e nei bandi di gara, migliora le sue condizioni di credito e l’attrattività degli investimenti; inoltre, aiuta «in termini di immagine e reputazione, creando e consolidando significativi elementi di vantaggio competitivo».
«L’informazione al mercato è certamente un tema sempre più attuale […], visto che lo sviluppo di qualsiasi tipo di attività economica non dipende unicamente dal bene scambiato, ma anche dalla natura delle informazioni che gli acquirenti hanno a disposizione». Le scelte dei consumatori e delle imprese dipendono sempre di più dalla reputazione e dalla condotta etica e legale del venditore, con conseguenze anche molto significative sullo sviluppo del fatturato. Pertanto occorrono sempre maggiori investimenti sul capitale reputazionale. «Ecco perché l’adozione di meccanismi premiali e di condotte virtuose attuate dagli operatori del mercato stanno assumendo ampia rilevanza in termini concreti di creazione di vantaggio competitivo», prosegue il documento in questione.
Gli economisti da oltre 35 anni hanno dimostrato che «una buona reputazione consente innanzitutto una riduzione dei costi di produzione: questo risultato è possibile grazie alle alleanze strategiche che l’organizzazione è in grado di instaurare con altri attori del proprio contesto di riferimento, sfruttando la valutazione positiva che ha ottenuto. Inoltre, una buona reputazione contribuisce anche alla crescita dei profitti: i clienti, infatti, riconoscono un’elevata qualità nei prodotti/servizi offerti da un’azienda che si è costruita nel tempo una reputazione solida e positiva e sono disposti a pagare un premium price pur di ottenerli».
Inoltre, è indubbio che «la reputazione possa mitigare i problemi di asimmetria informativa, fungendo da meccanismo essenziale per ridurre l’incertezza e costruire fiducia tra i partecipanti al mercato, ponendo le basi per comprendere l’importanza strategica della reputazione nel contesto aziendale».
Alla luce delle considerazioni predette, il documento dei commercialisti si focalizza proprio sullo strumento del rating di legalità, valorizzandone le potenzialità in termini di valore «riconoscibile dal mercato, a vantaggio dell’azienda che lo acquisisce». Le normative di riferimento «sono sempre più interconnesse e orientate ad un controllo ex ante del rischio aziendale» ed hanno la finalità di ridurre i rischi di fallibilità delle imprese.
Inoltre, una maggiore interazione tra il sistema dei controlli interni e il rating di legalità consente una valorizzazione dell’impresa che «potrà dimostrare l’attenzione della propria gestione e della propria governance verso tematiche di grande spessore giuridico ed etico».
In tema di accesso al credito, il rating di legalità contribuisce a definire i vantaggi riguardanti l’accesso al credito, imponendo agli istituti di credito una autoregolamentazione interna che ne tenga adeguatamente conto.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link