Payback: il Tar del Lazio gela le aziende di disposivi medici


Niente da fare. Il Tar del Lazio ha respinto i ricorsi presentati dalle aziende produttrici di dispositivi medici contro l’odiato payback. Le imprese si erano appellate al tribunale amministrativo contro la norma, ritenuta illegittima e penalizzante. Parliamo di un settore industriale che – stando ai dati del Centro studi di Confindustria Dispositivi medici – conta 4.641 imprese in Italia, che occupano 117.607 dipendenti e sviluppa un mercato di oltre 18 miliardi tra export e mercato interno.

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Le reazioni delle aziende alla doccia fredda sul payback

Le imprese del settore non ci stanno e lanciano un appello al Governo. La sentenza “è una pagina nera per il diritto e per la tutela del tessuto produttivo italiano” per Gennaro Broya de Lucia, presidente di Conflavoro Pmi Sanità. Un pronunciamento che “nega giustizia. Ora – dice – serve una risposta politica immediata”.

Secondo Broya de Lucia il tribunale “ha stabilito 3 punti chiave: le imprese erano consapevoli della normativa sul payback e potevano organizzarsi; il meccanismo non incide formalmente sugli appalti pubblici, anche se ne altera la sostenibilità economica; le contestazioni contro i provvedimenti regionali vanno presentate al giudice ordinario, non al Tar”.

“Una decisione gravissima, che lascia senza tutela le aziende e le spinge verso il baratro, obbligandole a rimborsare forniture effettuate anche 10 anni fa, in base a regole decise solo dopo. Una norma retroattiva che mina la certezza del diritto e travolge ogni equilibrio economico, soprattutto per le piccole e medie imprese. A questo punto l‘unica via è politica: chiediamo la sospensione immediata dell’efficacia della norma per tutte le imprese attualmente a rischio e una soluzione strutturale e definitiva dal tavolo in corso presso il Mef. Senza un intervento rapido e deciso, centinaia di imprese del medtech italiano scompariranno – avverte il presidente di Conflavoro Pmi Sanità – con danni irreparabili anche per la tenuta del Ssn”.

Il rischio: lo stop delle forniture di dispositivi medici

Dal canto suo Sveva Belviso, presidente di Fifo Confcommercio, ricorda il tavolo di confronto avviato con il Governo. “Ma, visti gli ultimi sviluppi, in assenza di un intervento immediato, saremo costretti a valutare lo stop delle forniture di dispositivi medici agli ospedali. Non possiamo garantire l’approvvigionamento di materiali essenziali quando lo Stato pretende di far pagare alle imprese miliardi di euro per inefficienze imputabili alle proprie Regioni”. Insomma, a pagare lo scontro sul payback rischiano di essere i pazienti, che potrebbero subire conseguenze dirette dalla mancanza di dispositivi medici, dai ventilatori polmonari agli stent coronarici, dalle protesi ortopediche fino ai dispositivi per la dialisi.

“Solo l’Esecutivo ha ora la possibilità e il dovere di intervenire con urgenza per scongiurare questa crisi. Ci attendiamo risposte immediate e concrete dal tavolo ministeriale già attivato”, chiosa Belviso.

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