Usb Pubblico Impiego: TLC Tavolo ministeriale


 

Si è svolto il 24 Aprile scorso il tavolo sul settore delle Telecomunicazioni, convocato congiuntamente dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy e da quello del Lavoro e delle Politiche sociali.

L’USB è stata esclusa dall’incontro con una nota ricevuta il giorno precedente, nella quale il Ministero comunicava di aver riservato la partecipazione ad Asstel e a Cgil, Cisl, Uil e Ugl, annunciando tuttavia l’intenzione di coinvolgere anche la nostra organizzazione sindacale dalle prossime riunioni.

Nel merito dei temi affrontati, i titolari dei due dicasteri hanno annunciato un pacchetto di interventi economici per sostenere gli investimenti delle aziende di telecomunicazioni in infrastrutture, sviluppo e ricerca e per finanziare il fondo bilaterale di settore attraverso risorse già impegnate nel Fis.

A nostro avviso, si tratta di misure inadeguate che procedono nel solco delle politiche liberiste che hanno condotto alla situazione attuale: centinaia di milioni di euro pubblici per sostenere le imprese private nella competizione globale e ammortizzatori sociali per fronteggiare le continue crisi che ne derivano. Per il resto, nessuna condizione né garanzie occupazionali per evitare che le aziende scarichino interamente sui lavoratori e sulle lavoratrici i costi della transizione digitale e dell’introduzione dell’intelligenza artificiale nell’organizzazione del lavoro.

Riguardo ai call center, l’individuazione del CCNL TLC quale riferimento per il settore costituisce una traccia, vincolante solo negli appalti pubblici, per affermare il diritto dei lavoratori ad un contratto di lavoro rappresentativo dei propri interessi, ma non basta per risolvere la crisi deI CRM/BPO, di cui il dumping salariale è un effetto e non la causa. La crisi dei call center dipende dal sistema degli appalti, dalle gare al massimo ribasso e dalla competizione sul costo del lavoro che ne deriva. La soluzione pertanto passa solo da una profonda riforma della legislazione sugli appalti e sul lavoro che metta al centro le lavoratrici, i lavoratori e i loro bisogni.

In questo quadro, serve ribaltare completamente l’impostazione con la quale il Governo sta affrontando il tema che, nella sostanza, continua a garantire risorse pubbliche per supplire alla mancanza di investimenti privati e che conferma il ruolo della competizione al ribasso come architrave di tutto il sistema degli appalti, di cui i call center sono espressione. Occorre invece intervenire sulle gare al massimo ribasso, sugli appalti di sola manodopera creati per abbassare il livello di diritti e salario dei lavoratori, garantire continuità occupazionale nei cambi d’appalto a parità di condizioni, ripristinare la parità di trattamento tra i lavoratori del committente e dell’appaltatore, introdurre una legge sulla democrazia e rappresentanza nei luoghi di lavoro e sul salario minimo indicizzato all’inflazione.

Serve una regia pubblica e una strategia nazionale di settore che vincoli gli investimenti ad obbiettivi chiari di piena occupazione, valorizzazione delle professionalità.

Con queste parole d’ordine, l’USB continuerà a stare al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori del settore e ad organizzare la lotta per la difesa dei loro diritti e del loro salario.





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