Due documenti ufficiali fanno il punto sullo stato di avanzamento del Pnrr. La relazione del governo evidenzia lo sforzo fin qui fatto e la speranza di una proroga. La Corte dei conti è preoccupata per la capacità di spesa e la rendicontazione.
Lo stato di avanzamento del Pnrr in due documenti
A che punto è il Pnrr italiano? Tra le tante e diverse valutazioni, a fine marzo sono arrivati i documenti del governo (quella sulla VI rata) e della Corte dei conti che offrono letture, se non differenti, certamente con accenti diversi sullo stato di attuazione del Piano.
Sono entrambi documenti ufficiali che analizzano andamento e prospettiva del Piano, partendo però da prospettive differenti.
La relazione del governo
La relazione del governo – VI Relazione sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, redatta dal ministero degli Affari europei, Pnrr e politiche di coesione – traccia un sostanziale andamento positivo del Piano.
Innanzitutto, con l’approvazione della VI rata l’Italia ha conseguito 270 Milestone e Target su un totale di 621 (43 per cento). Finora sono stati raggiunti tutti gli obiettivi previsti dal Pnrr nei tempi stabiliti e le risorse incassate ammontano a 122,2 miliardi di euro, pari al 62,8 per cento dei 194,4 miliardi complessivi del Piano italiano.
Una seconda prospettiva è data dall’avanzamento delle procedure prendendo in considerazione quelle di attivazione (i Pratt), così da identificare le risorse del Piano attualmente programmate. Al 31 dicembre 2024 sono 580 le Pratt attivate, e rappresentano oltre il 92 per cento delle risorse del Piano, mentre gli interventi non ancora attivati (valore complessivo 14,9 miliardi di euro) si riferiscono principalmente a misure introdotte con la revisione del Pnrr o che prevedono un’attivazione della dotazione finanziaria distribuita nel corso del tempo (per esempio, le borse di studio).
Una terza chiave di lettura è data dal monitoraggio dell’avanzamento dei progetti. Quelli in chiusura e completati (164.566) rappresentano il 60,86 per cento del totale. Le risorse corrispondenti costituiscono il 32,76 per cento del totale (46,43 miliardi di euro). I progetti in fase di esecuzione raggiungono il 34,93 per cento (94.454 su 270.406), ma assorbono il 61,13 per cento delle risorse Pnrr, per 86,64 miliardi di euro. I progetti oggi in fase di esecuzione tendono quindi ad avere un valore finanziario medio più elevato. I lavori pubblici presentano una fase esecutiva più onerosa in termini di assorbimento di risorse, ma va ricordato come prima del Pnrr, per opere di valore tra 0,5 e 1 milione di euro il tempo medio di realizzazione fosse di 5 anni e per le opere tra 2 e 5 milioni di euro di 6,7 anni.
Il quarto punto di lettura è relativo all’andamento economico/finanziario. È quello dolente, anche se dalla relazione del governo non appare una chiara evidenza del ritardo della spesa.
Al 31 dicembre 2024 l’avanzamento finanziario della spesa dichiarata dalle amministrazioni titolari si attesta a circa 64 miliardi di euro corrispondenti al 35,6 per cento del valore delle misure attivate (tabella 1). Al netto della Missione 7 (RePowerEU) introdotta nel Pnrr nel dicembre 2023, va evidenziato il ritardo di spesa (poco sopra il 18 per cento) delle Missioni 5 (Politiche per il lavoro ed inclusione sociale) e 6 (Reti assistenziali di prossimità e dotazioni tecnologiche per il Ssn) dovute rispettivamente alle difficoltà del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali nell’attuazione del Programma Gol (ha speso meno del 7 per cento delle risorse assegnate) e del ministero della Salute nella realizzazione delle case di comunità.
In un piano di performance come il Pnrr, l’avanzamento finanziario, ossia il livello di spesa, non costituisce il presupposto principale per l’assegnazione delle risorse, erogate invece in ragione del conseguimento di Milestone e Target. Resta comunque un elemento di importanza centrale, sia per la rendicontazione degli interventi (da completare entro il 31 agosto 2026), sia per le sue evidenti ricadute sull’economia del paese. La relazione pertanto non pone l’accento sull’andamento della spesa, limitandosi a confermare l’impegno a tenere “strettamente presidiata” tale variabile e ad aumentare lo sforzo sul monitoraggio e sul tempestivo caricamento su Regis dei dati da parte dei soggetti attuatori al fine di allineare spesa monitorata ed effettuata.
La relazione della Corte dei conti
Il documento della Corte dei conti prende in considerazione le istruttorie svolte nel 2024 su 34 investimenti del Pnrr. L’attività di controllo ha riguardato il secondo semestre 2024, registrando un notevole incremento dei pagamenti. Resta sullo sfondo la scadenza di giugno 2026 quale momento più critico.
Un elemento su cui viene posta l’attenzione è il rapporto tra risorse disponibili e spesa effettiva che, per quanto in miglioramento, richiama “ancora attenzione ove si tenga conto dell’attuale quadro temporale del Piano”. La Corte mette in evidenza come negli ultimi due anni della programmazione europea sia prevista un’attività di spesa decisamente elevata, a cui si deve aggiungere il recupero della residua capacità di spesa del 2024. Tutto ciò potrebbe preludere a difficoltà nell’effettivo conseguimento finale degli obiettivi nel 2026. In sostanza. l’organismo di controllo, a differenza del governo, richiama l’attenzione proprio sull’andamento della spesa complessiva.
La Corte sottolinea poi che rilevanza sempre maggiore assume la sostenibilità della spesa corrente relativa alla gestione degli interventi finanziati col Piano, come denunciato dagli enti territoriali. Ciò che desta preoccupazione è che alla fine del 2026 gli enti locali si trovino con opere per le quali non vi siano più risorse finanziarie e umane sufficienti per far funzionare i servizi avviati con il Pnrr. È un aspetto che viene messo in relazione con la politica di bilancio da adottare dopo la scadenza del 2026, e in riferimento all’ipotesi di ricorrere al sistema dei tagli lineari per rispettare il Patto di stabilità.
Anche sul tema della rendicontazione delle spese, la Corte critica lo scarso livello di adeguatezza compilativa e l’eterogeneità dei soggetti attuatori coinvolti, elemento che ostacola la celerità dei controlli, soprattutto nella fase iniziale. Le amministrazioni consultate hanno poi sottolineato il fatto che i soggetti attuatori spesso presentano rendiconti con importi molto ridotti (con richieste “spezzettate” anziché una univoca), aggravando ulteriormente il lavoro delle strutture preposte al controllo.
Sulla capacità di gestire le attività di verifica delle spese incide anche un altro fattore, peraltro noto da tempo: la forte carenza di personale. Viene infatti sottolineato come tutte le amministrazioni abbiano evidenziato penuria di organico negli uffici di rendicontazione e controllo, con conseguente allungamento delle tempistiche.
In conclusione, dai due documenti, tra le righe, sembra emergere da parte del governo la volontà di evidenziare lo sforzo realizzato e la speranza di una proroga del Piano, mentre da parte della Corte dei conti, più realisticamente, affiora la preoccupazione sulla capacità di spesa e sulla rendicontazione e la quasi certezza che molti degli interventi realizzati dai comuni verranno solo collaudati e inaugurati: per farli funzionare servirà un altro Pnrr.
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