Crisi della moda, Ceolini presenta al Governo le soluzioni: “Ridare metà del credito d’imposta e moratorie: basta promesse”


MONTEGRANARO – Compito primario di un’associazione di categoria è fare lobby, tutelare i soci e presentare le istanze a chi comanda. E questo ha fatto Confindustria Accessori Moda, la sezione degli industriali guidata da Giovanna Ceolini, presidente di Assocalzaturifici, di fronte ai membri della Prima e Undicesima commissione parlamentare. Un’audizione informale utile per spiegare i nodi e a suggerire soluzioni.

Il primo punto ha riguardato il credito d’imposta su Ricerca e Sviluppo relativo agli anni 2015-2019. “Una questione ancora aperta. Si era promesso il saldo e stralcio all’interno del Milleproroghe per tutte le aziende del settore moda che hanno usufruito, legittimamente secondo le leggi al momento in essere, del credito di imposta. Invece nulla”. Ma non solo. “Non è stata usata la proroga per il riversamento spontaneo, perché non è una misura sufficiente” ha ribadito Confindustria Accessori Moda.

Ceolini rappresenta conta 9.868 aziende (sono scese del 5 % rispetto al 2023), 139.923 lavoratori e un fatturato di circa 30 miliardi di euro. Di questi 25 derivano dall’export, che è diminuito dell’’8,2%.

La presidente su una questione è stata chiara: “Chi ne ha usufruito è per creare campionari e collezioni, investimenti necessari per affrontare gli anni più complessi che si sono susseguiti, dal Covid alla guerra alla crisi generale della moda”.

Per questo, servono soluzioni mirate. “La nostra proposta emendativa, che sarà depositata agli atti della Commissione, chiede di consentire alle aziende che hanno usufruito del credito d’imposta di riversarne solo una percentuale, definita con apposito decreto interministeriale in misura, comunque, non inferiore al cinquanta per cento del dovuto, evitando così crisi finanziarie o chiusure definitive” prosegue Giovanna Ceolini.

Oltre a questo, in audizione si è parlato di accesso al credito. “Il Governo ci sta supportando con Simest, ma non è stata attivata alcuna procedura “automatica” di moratoria per tutte le tipologie di finanziamento e per tutte le aziende”.

Ma non solo, troppa autonomia è stata lasciata alle banche  sulla ricalendarizzazione dei finanziamenti garantiti da Sace, Simest e Mediocredito ottenuti dalle imprese durante la fase Covid e a seguito della crisi per il conflitto ucraino.

“Le aziende hanno necessità di veder garantito almeno il rinvio del rimborso delle rate in conto capitale sia dei finanziamenti a medio/lungo termine sia di quelli a breve termine per smobilizzo del capitale circolante”.

L’ultimo passaggio dell’audizione è stato dedicato all’internazionalizzazione e alla richiesta di finanziare anche le fiere di carattere internazionale  svolte in Italia. “Ciò consentirebbe alle aziende della Filiera Pelle di accedere ai mercati internazionali senza incidere ulteriormente sul proprio ciclo di capitale circolante” la chiusura della presidente.

Che ha poi ricordato come in gioco ci siano il futuro: “Stiamo rischiando di perdere competenze e qualità e, con esse, decine di migliaia di posti di lavoro a favore di altre nazioni del bacino mediterraneo e con questo un fondamentale tassello del nostro modo di vivere tanto apprezzato all’estero”.





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